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Il Parco Archeologico di Segesta

Segesta, situata sul monte Barbaro, si presume fondata dagli Elimi intorno al 1200 a.C.. 

Gli Elimi, gruppo di genti facenti parte delle ondate migratorie verso occidente dopo la guerra di Troia, approdano alcuni nella Magna Grecia, altri in Sicilia, lungo rotte già conosciute, come sostenuto da fonti storiche ed archeologiche. Secondo Tucidide ed altri storici queste genti si stabiliscono ad Erice e a Segesta, principale centro degli Elimi. Di questa città, anticamente chiamata Egesta, alcuni autori vogliono far credere che l' origine sia divina; secondo Servio Egesta, la giovane figlia di Ippote, "sul bastimento fu resa incinta, e venendo a terra diede a suo tempo alla luce quell'Aceste fondatore di Segesta, alla quale impose il nome della propria madre…". Cicerone attribuisce ad Enea la fondazione di Segesta dicendo "Segesta est Oppidum pervetustum in Sicilia, Judices, quod ab Aenea fugiente a Troja, atque in hac loca veniente, conditum esse demonstrant". Le sue prime notizie storiche risalgono al 580 a.C: combatte contro Selinunte - distrutta nel 409 - ma soccombe al potere prima di Cartagine e poi di Roma; subisce prima le spoliazioni di Verre, e dopo le invasioni dei Vandali. Dai resti di una chiesetta venuti alla luce durante uno scavo si presume fosse un villaggio nel periodo bizantino, e che fosse ancora abitata al tempo dei Saraceni. Oggi conosciamo di Segesta, oltre che il famoso tempio ed il teatro, un altro santuario scoperto ai piedi della parete meridionale di Monte Barbaro, in contrada Mango, nel cui interno si trovano resti di templi dorici del VI e V secolo a.C. Non sappiamo a quali divinità - Cerere, Diana o Egesta - fossero consacrati i due santuari; le loro strutture provano la rilevante influenza dei modelli ellenici. Il magnifico tempio ha uno stile tipicamente greco, anche se presumibilmente incompiuto. Il teatro, che può contenere circa ottomila spettatori, viene portato alla luce nel 1822 dal Duca di Serradifalco, presidente della Commissione Antichità e Belle Arti della Sicilia. La sua struttura mette in rilievo tre epoche: una preistorica, una greco-ellenistica ed una posteriore di completamento. Nel periodo estivo vi si svolgono rappresentazioni classiche e folkloristiche. Il Santuario di Mango era cinto da un "temenos" costruito in grandi blocchi, secondo lo stile classico. Un importante scavo ha portato alla luce ceramiche attiche con iscrizioni graffite in lingua elima. Tutti questi dati confermano la testimonianza di Tucidide sui legami esistenti tra Segesta e Atene, ma non sappiamo esattamente quale sia stato il grado di ellenizzazione della città. Il Tempio di Segesta è evocato più che descritto nei racconti di tutti i viaggiatori; ricordiamo il famoso testo di Goethe "la posizione del tempio è straordinaria: all'estremità più alta di una valle lunga e larga, su di un colle isolato e circondato da dirupi, domina in lungo e in largo un'ampia distesa di campi, ma solo un breve tratto di mare … Il vento fischiava fra le colonne come in una foresta e certi uccelli grifagni roteavano sopra la carcassa del tempio, empiendo il cielo di strida".

La riserva dello Zingaro

E’ stata la prima riserva naturale istituita in Sicilia (L.R. n.98 del 1981), anche in seguito ad una manifestazione ambientalista che nel 1980 formò una catena umana da Scopello a San Vito Lo Capo; ingloba un tratto di circa 7 km di splendida ed incontaminata costa affacciata sul Golfo di Castellammare ed una catena di montagne che, alle piccole calette e ai suggestivi strapiombi sul mare, fa da magnifica cornice. I rilievi più interessanti sono il Monte Scardina, il Monte Passo del Lupo, il Monte Speziale che con i suoi 913 metri è la cima più alta delle riserva. Le rocce affioranti sono calcari, dolomie e marne. La Riserva, di 1600 ettari, può essere percorsa a piedi attraverso i sentieri; i percorsi più rappresentativi dei vari aspetti dello Zingaro sono tre: il primo si snoda interamente lungo la costa tra l'ingresso Sud-Est (versante Scopello) e l'ingresso Nord (versante San Vito); il secondo interessa per metà il precedente per poi inoltrarsi in una delle zone dello Zingaro alto e fa ritorno al mare; il terzo, infine, il più impegnativo, è praticamente un tour completo della Riserva, interessando sia la costa che l’intera parte alta della Riserva. Lo Zingaro vissuto a piedi incanta per la sua aspra bellezza, per i colori intensi in ogni stagione: il profumato mare turchese, le bianche calette, le onnipresenti verdi palme nane, i rigogliosi lentischi e terebinti, i tenaci olivastri e carrubi, gli sgargianti colori dei fiori primaverili e autunnali nei pascoli, il dorato mantello estivo delle falde dei monti, le armoniose forme delle casette rurali. Infatti, lo Zingaro è anche e soprattutto una riserva del paesaggio, un antico sodalizio dell’uomo con la terra. La costa è come un filo di perle lungo sette chilometri. Una serie di pareti a picco, aspri promontori, magnifiche calette, profonde rientranze, antri e cunicoli sottomarini, bassi scogli, stretti vallocelli, fantastiche spiagge di ciottoli e sabbie che si specchiano in un mare incontaminato dai toni cangianti: qui azzurro, turchino, celeste. Interessante è poi l’esistenza di un “marciapiede” (trotoir in francese) calcareo costituito da gusci di vermetidi, (molluschi gasteropodi con guscio a forma di tubo), molluschi bivalvi, alghe calcaree e altri organismi tra di loro intrecciati e saldati. Ne esistono pochi esemplari nel Mediterraneo, ed è un importante esempio – come le scogliere coralline – di rocce “biocostruite” da organismi viventi. La Riserva, posta in continuità della serie di rilievi calcarei di origine mesozoica del palermitano, a poca distanza dall’interessante Monte Cofano che si erge isolato a Occidente, presenta una spiccata diversità di ambienti che in parte ospitano fitocenosi di grande interesse naturalistico e talvolta anche paesaggistico. Importante per la vegetazione è anche il clima generale, con una temperatura media annua di 19°C e una piovosità di 645 mm. Anche quando non piove ristagnano sui monti benefici banchi di nebbia provenienti dal mare, che sostengono microclimi umidi locali. Lo Zingaro è un ambiente biologico ricchissimo di specie: in pochi anni di ricerche sono state catalogate circa 700 specie di cui almeno venti sono endemiche o rare, altrove spesso estinte o in grave pericolo di estinzione. Tra quelle più diffuse e importanti per l’economia agricola di un tempo, sono da ricordare certamente il Frassino da manna, albero utilizzato non soltanto per estrarne la manna ma, anche, per ricavarne un legno particolarmente indicato per la costruzione di attrezzi agricoli.

Scopello

Il baglio e la Tonnara

Sulle rocce sopra la tonnara sono visibili due torri, una del XIII secolo della quale rimangono solo le rovine facente parte del complesso della tonnara, e la seconda, del XV secolo, che fu progettata dall'ingegnere fiorentino Camillo Camilliani e che non ricade nel territorio di pertinenza della tonnara.

L'epoca di costruzione del primo nucleo e della torre situata sullo scoglio non dovrebbe essere anteriore al XIII secolo, risultando evidente questa datazione dall'esame di alcune tecniche costruttive tipiche di quell'epoca: ad esempio quella adottata nella volta a piccoli conci che ricopre uno degli ambienti del marfaraggiu o nelle murature della stessa torre. Il nucleo più antico si individua facilmente nel corpo di fabbrica che sta addossato alla roccia sulla quale si eleva la detta torre di guardia: queste prime strutture furono costruite dal demanio regio e la torre serviva alla difesa della tonnara e del territorio di Scopello.

Palermo

La città senza eguali

«Nel giardino pubblico vicino al porto, trascorsi tutto da solo alcune ore magnifiche. È il posto più stupendo del mondo.» Johann Wolfgang von Goethe, poeta.

Prima città greca e romana, poi capitale araba, in seguito conquistata da normanni e svevi, questa è Palermo, un luogo in cui convivono la preziosità arabesca e normanna, il gusto barocco e liberty dei monumenti, palazzi e teatri, ma anche dei giardini e dei mercati. L'influenza del passato multietnico di Palermo è visibile nella Cattedrale, maestoso edificio iniziato nel XII sec. e più volte rimaneggiato, arricchito da una cupola settecentesca e un campanile medievale. 
Nata su una basilica preesistente, trasformata in moschea dagli arabi e poi riconsegnata dai normanni alla religione cristiana, la cattedrale è abbellita con decorazioni gotiche e custodisce le reliquie di Santa Rosalia, patrona della città. Vi si trovano anche le tombe degli imperatori, tra cui Ruggero II e Federico II. Nelle vicinanze sorge il Palazzo dei Normanni, in origine edificio arabo, da sempre sede del potere: contiene la cappella Palatina, ricca di mosaici di influenza bizantina che, insieme a quelli della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (o Martorana), rappresentano dei veri e propri capolavori d’arte. L’elegante Martorana, con l’alto campanile ad arcate, risale all’epoca normanna, mentre la monumentale fontana Pretoria che occupa la vicina piazza omonima è di stile barocco. La strada che va dalla cattedrale alla Martorana passa attraverso piazza Vigliena, detta i “Quattro canti”, un incrocio decorato da statue e fontane del Seicento. Su piazza della Pretoria si affaccia il seicentesco palazzo del Municipio, con una splendida fontana del Cinquecento costituita da ben 644 gruppi marmorei. È in questa zona che le strade portano nomi in italiano, arabo ed ebraico. Da qui, inoltre, si scende verso il mare, passando per la Vuccirìa, il mercato più antico e animato della città, in piazza San Domenico, dove sorge l’omonima chiesa, fra i più interessanti edifici barocchi cittadini. Altro edificio di epoca normanna è la chiesa sconsacrata di San Giovanni degli Eremiti, con le cupole rosse orientaleggianti, edificata sulle fondazioni di un’antica moschea. Nel cuore antico della città si trova l’imponente edificio trecentesco detto Steri (da hosterium, palazzo fortificato), già carcere e tribunale, oggi sede del rettorato universitario. Qui vicino sorgono la chiesa di Santa Maria degli Angeli, e Palazzo Abatellis, sede della Galleria regionale che ospita opere d’arte e dipinti che vanno dal medioevo al ‘700. La parte più moderna di Palermo è dall’altro lato della città. Superando il neoclassico Teatro Massimo, tempio della lirica, in piazza Politeama si scorge l’altro teatro cittadino, Teatro Politeama Garibaldi, eretto a metà Ottocento in stile pompeiano. Attrattiva cittadina è il caratteristico Teatro dei Pupi, teatro delle marionette, i cui protagonisti sono da sempre Carlo Magno e i suoi paladini. 
Lungo via Libertà, ombreggiata dagli alberi, si entra nella zona dove trionfa l’architettura ottocentesca e liberty, i cui splendidi simboli sono le vie squadrate e animate. L’Orto botanico, fondato nel 1789, è famoso per gli esemplari provenienti da tutto il mondo. Più lontani dal centro sono, invece, la Zisa (sulla piazza omonima) e la Cuba (in corso Calatafimi), costruzioni orientaleggianti, risalenti al regno di Guglielmo II. 

Terme Segestane

Il benessere naturale

Nell’entroterra, in contrada Gorga, sulla sponda orientale del Fiume Caldo, al confine con il territorio di Alcamo, si può fruire di servizi termali: le acque minerali ipertermali alcalino-solfuree, dalle naturali doti terapeutiche, sgorgano dalla sorgente Gorga, posta a circa 50 metri sul livello del mare, e si raccolgono in una conca naturale, tra agglomerati argillosi, mantenendo una temperatura costante di 51°C.

Un condotto di circa 300 m. convoglia le acque e i fanghi – costituiti dal precipitato naturale, senza aggiunta di argilla – fino ad uno stabilimento termale, sistemato in un antico mulino ristrutturato, provvisto anche di una piscina all'aperto e di saune.

Castellammare del Golfo

Il paese delle scale

Castellammare del Golfo fonda la propria identità sul mare.

Nato come emporio marino per i commerci della vicina Segesta, sul suo mare si riflettono le torri di avvistamento e i baluardi difensivi del castello, ed è sul mare che si svolge la vita e si animano le serate estive.

Nei dintorni si conservano ancora paesaggi arcaici come il borgo di Scopello, addossato su una rocca che si affaccia sui faraglioni e sulla vecchia tonnara.

Nel territorio di Castellammare ricade l’ingresso principale e parte della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro dove, accanto a spiagge incontaminate, si ritrovano rilevanti manifestazioni endemiche di flora e fauna.

Per gli appassionati di speleologia sono imperdibili le grotte di Monte Inici con profondissimi “orridi”, laghi sotterranei e scorci di estrema suggestione.

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